Recensione di Gisela di Hans Werner Henze a Palermo

 
Recensione di Gisela di Has Werner Henze a Palermo
Gisela ultima opera di Hans Werner Henze, per la prima volta rappresentata in Italia, ha inaugurato la stagione 2015 del Teatro Massimo di Palermo. Scelta coraggiosa quella di aprire il cartellone con un’opera che il compositore tedesco ha composto appositamente per dei ragazzi, e che rimane molto carente sia drammaturgicamente che musicalmente.
 
Alla stazione di Napoli. Un gruppo di turisti è appena giunto dalla Germania. Tra di loro c’è Gisela, giovane studentessa di storia dell’arte proveniente da Oberhausen, con il fidanzato Hanspeter, vulcanologo. Gennarino si offre come guida per il gruppo di turisti: mostrerà loro la città, e quella stessa sera li condurrà a teatro. Presso il Teatro di San Ferdinando a Napoli. Gisela, Hanspeter e gli altri turisti assistono a “Le nozze mancate di Pulcinella”, con Gennarino quale interprete principale. Gisela è ammaliata, e i due si accordano per un appuntamento due giorni dopo. Nell’intermezzo Hanspeter chiede ai suoi amici Dick, Ed e Dan di seguire da vicino Gisela, e riferirgli se si incontra con Gennarino: egli vuole riportarla in Germania.  Due giorni dopo, nei giardini di Capodimonte al tramonto, Gisela aspetta Gennarino e canta un’aria d’amore. Dick, Ed e Dan la seguono. Gennarino arriva, Gisela gli dice che vuole tornare a Oberhausen con lui. Gennarino ha paura del grigio, dell’avidità e del freddo del Nord, ma acconsente a seguirla in Germania, perché ha paura di rimanere nella sua amata Napoli, dominata dalle organizzazioni criminali. Progetta inoltre di completare la sua tesi di dottorato sul teatro delle marionette tedesco. Presso una sala tutta decorata della locanda “Da Scarlatti” a Napoli tutti aspettano Gisela: Hanspeter vuole chiedere la sua mano quella stessa sera. Ma Gisela è in ritardo: alla fine giungono i tre amici di Hanspeter e annunciano che la ragazza è scappata con Gennarino.
 Recensione di Gisela di Has Werner Henze a Palermo
 
A Oberhausen, alla stazione del treno. Il tempo è freddo e grigio. Gennarino e Gisela siedono su una panchina. Gennarino è affascinato e al tempo stesso spaventato dal mondo nordico, con il suo amore per l’oro e le sue nebbie. Gisela lo rassicura. Il ragazzo canta una vecchia canzone napoletana, “Aggio saputo ca la morte vene”. I due giovani innamorati non possono tornare a Napoli, ma non hanno trovato dove stare a Oberhausen: aspettano un altro treno, che li porti da qualche altra parte. Mentre attendono, si addormentano. Gisela fa tre sogni, Gennarino e Hanspeter sono personaggi di un mondo ispirato alle favole dei fratelli Grimm e popolato da un numero crescente di pipistrelli. Mentre Gisela e Gennarino dormono, sullo sfondo si aggirano i tre amici di Hanspeter. Quando Gisela si sveglia dall’ultimo incubo, è spaventata e vuole andare via. Gli amici di Hanspeter immobilizzano Gennarino. È Mattina presto alla stazione mentre comincia a nevicare, sullo sfondo si vede il Vesuvio. Arriva Hanspeter, vuole colpire Gennarino, ma Gisela lo schiaffeggia. Hanspeter e i suoi amici se ne vanno. Gisela e Gennarino vengono circondati dai personaggi della Commedia dell’Arte. Il Vesuvio erutta gioiosamente. I giovani innamorati sono liberi e felici.
 
Fondamentale per la riuscita dello spettacolo è stata la splendida messa in scena realizzata da Emma Dante, vera mattatrice della serata che grazie all’abilissimo uso sia del corpo di ballo sia degli Attori della Compagnia Sud Costa Occidentale ha creato uno spettacolo piacevole e scorrevole, riuscendo a rendere interessante una vicenda che in sé risulta inesistente. Bellissimi i quadri realizzati dalla regista palermitana, aiutata dai coreografi Sabino Civilleri e Manuela Lo Sicco,  durante la messa in scena della farsa “Le nozze mancate di Pulcinella” nel primo atto a cui ha fatto da pendant la rappresentazione dei tre sogni che fa Gisela nel secondo atto, dove si è vista tutta la mano sapiente della Dante, che si dimostra sempre una delle figure più carismatiche del panorama artistico italiano ed europeo. In una Napoli che rappresenta il sud Italia in generale, la regista ha fatto muovere un esercito di Pulcinella sia nel classico abito bianco sia di colore rosso fuoco, realizzati da Vanessa Sannino, come la lava del Vesuvio e la passione meridionale, all’interno delle scene semplici ma efficaci realizzate da Carmine Maringola con le splendide luci disegnate da Cristian Zucaro.
 Recensione di Gisela di Has Werner Henze a Palermo
 
Per quanto riguarda la parte musicale, alle prese con una partitura quasi inesistente e che appena ascoltata sparisce dalla mente, la direzione di Constantin Trinks è parsa pulita come la prestazione dell’orchestra del Teatro Massimo.
 
Nel ruolo della protagonista Vanessa Goikoetxea ha dato un’ottima prova in un ruolo non semplice disarmonico e molto tendente all’acuto, di certo questo non è il ruolo per apprezzarne appieno le doti, ma la prestazione è stata di alto livello.
 
Del pari ottima è risultata la prova di Roberto De Biasio nel ruolo di Gennarino, visto soprattutto l’impegno attoriale che viene chiesto al cantante, molto struggente la canzone napoletana che egli canta nel secondo atto, uno dei rari momenti di arioso dei tutta l’opera.
Lucio Gallo nel ruolo di Hanspeter ha offerto una prova intelligente e molto efficace, in una parte che di certo non è adatta ad esaltare le sue doti, soprattutto per come è riuscito a rendere credibile scenicamente il personaggio.
 
Completavano il cast il gruppo dei turisti tedeschi composto da Maria Chiara Pavone, Patrizia Gentile, Rosolino Claudio Cardile, Giuseppe Esposito e Salvatore Grigoli.
 
Il coro, per il quale Henze ha concepito un ruolo quasi simile a quello del teatro greco, infatti cantano tre sonetti fuori dalla narrazione come fossero degli intermezzi a sutura delle varie scene, ha fornito un’ottima interpretazione soprattutto per l’impegno chiesto loro dalla Dante, visto che lo ha fatto muovere e danzare in continuazione.
 
Grande merito a Emma Dante, alla fine giustamente  applauditissima ed acclamata, che è riuscita a rendere interessante un lavoro che non è certo adatta per una inaugurazione di un teatro importante come quello Partenopeo.
 
Domenico Gatto