Recensione di Lucia di Lammermoor a Verona

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Dopo quindici anni di assenza dal Filarmonico torna un titolo atteso ed amato, una delle opere più conosciute di Donizetti. Una Lucia di Lammermoor che inaugura una stagione lirica invernale all’insegna del risparmio. Una Lucia che arriva direttamente da Catania, un allestimento che sicuramente ha visto dei costi calmierati, ma che non ha reso decisamente onore al capolavoro donizettiano. La regia, affidata a Guglielmo Ferro, figlio del ben più noto Turi, è parsa inesistente e raffazzonata. Le stesse scene, opera di Stefano Pace, si componevano esclusivamente (se si toglie qualche elemento posto quasi a casaccio, come un tavolo o le brutte tombe della scena finale) in video proiezioni di dubbio gusto e qualità. Andiamo con ordine. Innanzitutto Ferro ambienta la “sua” Lucia, a giudicare dai costumi, nel periodo esatto in cui Scott ambienta il suo romanzo, anche se con qualche divagazione. Su tutta l’opera predomina il colore nero; il palcoscenico completamente vuoto vedeva muoversi senza alcun disegno registico i personaggi, mentre il coro rimaneva immobile. Si aveva proprio l’idea che ognuno fosse lasciato libero di fare (o meglio non fare) la drammaturgia dell’opera. L’assenza di qualsiasi elemento scenico, la mancanza di capacità di operare uno studio sui singoli e sulle masse, ha dato l’idea di assistere ad un’opera in forma semi scenica con nello sfondo banali video proiezioni. L’idea di un allestimento intimista scompare nel notare che ogni cosa sembra essere messa a casaccio; l’idea delle videoproiezioni è sì positiva e può dare adito a tante prospettive, ma nel nostro caso sono servite solo per identificare, in modo sbiadito, i luoghi delle varie scene. Se la parte registico/visiva ha lasciato molti dubbi e perplessità, la parte musicale si è rivelata essere in generale di buon livello.

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La direzione del maestro Fabrizio Maria Carminati è stata precisa e puntuale, offrendo una conduzione dinamica della partitura. Il maestro ha assecondato le voci senza perdere la guida dell’orchestra dell’Arena, cercando di dare un taglio il più possibile filologico alle pagine donizettiane. Riesce con abile cura ed esperienza a cogliere il meglio dell’orchestra e a proiettarla in un equilibrio col palcoscenico; eccellenti i colori drammatici e lirici che riesce a rendere.

Nonostante il secondo cast, i cantanti si sono dimostrati all’altezza delle difficoltà dell’opera dando complessivamente un’ottima prova. Nel ruolo del titolo Maria Grazia Schiavo ha dimostrato di conoscere alla perfezione la parte e di entrare pienamente nel personaggio. La voce è bella e piena e gli acuti puliti e delicati e belle emissioni. Riesce ad incantare nel duetto iniziale e nella scena della pazzia in cui dona al pubblico ottime variazioni cesellate e che lasciano il pubblico entusiasta. E’ stata indubbiamente un’ottima Lucia calata nel personaggio che è piaciuta meritatamente. 

Alessandro Scotto di Luzio è un Edgardo di bella presenza scenica, giovane e dalla voce molto leggera, ma nonostante questo riesce a metterla a fuoco e a dare una discreta interpretazione del personaggio. Senza dubbio Edgardo è un ruolo arduo per la sua voce e lo dimostra in diversi punti, nonostante il grande impegno. Lodevoli gli sforzi, ma sia il duetto iniziale che il finale “Tombe degli avi miei” raggiungono a malapena la sufficienza. 

Marco Di Felice riesce a dare una prova decisamente valida del suo Enrico. Espressivo e sicuro, offre un buon fraseggio; evitando una certa stentoreità avrebbe prodotto un personaggio ineccepibile. 

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Seung Pil Choi ha interpretato il ruolo di Raimondo. Buona la voce, anche se ancora giovane, ma scenicamente inespressivo; senza dubbio la regia ha avuto la sua parte, ma deve ancora maturare. 

Valida e credibile l’Alina di Elisa Balbo. Efficace e buona l’interpretazione di Francesco Pittari che veste il duplice ruolo di Arturo e Normanno; si sarebbe auspicato un cambio di abito espressivo tra i due personaggi perché nel secondo atto ci si confonde decisamente e non si capisce se Lucia stia sposando Arturo o Normanno…

Impeccabile la prova del coro dell’Arena preparato dal maestro Salvo Sgrò.

Applausi per tutti i cantanti, spettacolo gradito dal folto pubblico.

Lord Enrico Ashton                                    Marco Di Felice
Miss Lucia                                                    Maria Grazia Schiavo
Sir Edgardo di Ravenswood                     Alessandro Scotto di Luzio
Lord Arturo                                                             Francesco Pittari
Raimondo                                                     Seung Pil Choi
Alisa                                                              Elisa Balbo
Normanno                                                    Francesco Pittari

Direttore                                                       Fabrizio Maria Carminati
Maestro del Coro                                        Salvo Sgrò
Regia                                                             Guglielmo Ferro
Scene                                                            Stefano Pace
Costumi                                                        Françoise Raybaud
Luci                                                               Bruno Ciulli

 

Coro e orchestra dell’Arena di Verona
Nuovo allestimento dell’E.A.R. Teatro Massimo Bellini

Teatro Filarmonico di Verona, 16 dicembre 2014

Mirko Bertolini