Shim Chung e la catarsi emozionale

Shim Chung
Shim Chung

Un’amicizia lunga dieci anni, un’emozione unica creatrice di un capolavoro operistico che si auspica viaggi a lungo nel mondo, proprio come l’amicizia dei suoi creatori: l’intervista/dialogo a Karen Saillant, Direttrice del Teatro dell’Opera di Philadelphia, e al M° Angelo Inglese, compositore e direttore d’orchestra, ha lo scopo di «accendere la passione per l’opera».

Le curiosità, gli aneddoti, i retroscena di ciò che ha portato a Shim Chung.

“Tanto tempo fa, in un villaggio della Corea, viveva una famiglia composta da due persone, un anziano padre e una bella fanciulla di nome Shim Chung…”

Inizia così la leggenda e fiaba tradizionale coreana che parla d’amore e che ha trovato la sua trasposizione operistica dalla penna e dalle note del M° Angelo Inglese, che ne ha firmato musica e versione italiana del libretto, scritto in lingua inglese da Christian Bygott.

Occasione propizia per l’International Opera Theater of Philadelphia per presentarla in prima mondiale all’Italia (per il 16° anno) è il centenario del 1° Congresso coreano, che si è tenuto a Philadelphia nel 1919, momento in cui la Corea ha mosso i primi passi verso l’indipendenza, ottenuta definitivamente nel 1945. Con la direzione musicale del M° Mauro Fabbri e la direzione scenica di Karen Saillant, nell’anno della Corea, “Shim Chung” è andata in scena dal 29 al 31 agosto al Teatro degli Avvaloranti di Città della Pieve.

Innovativa anche la formula adottata per l’impianto progettuale: la dimensione multiculturale, con la rappresentazione di 24 culture nell’opera, coinvolgendo strumentisti e cantanti di ogni nazionalità, a voler creare “un modello di comunicazione interculturale per la pace mondiale”. Un fine questo che va ben oltre la mera rappresentazione operistica, e che si auspica possa essere il punto di partenza per iniziative simili.  

Ma se a Città della Pieve si è aperto il sipario, il testimone passerà nei prossimi anni a Philadelphia e a Seul