Simon Boccanegra
. Verdi. Parma

Simon-Boccanegra2.Verdi.Parma

Melodramma in un prologo e tre atti di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez

Finalmente è arrivato, dopo tante peripezie, il Festival Verdi del bicentenario della nascita del grande compositore italiano, nato alle Roncole di Busseto, piccolo paese della provincia di Parma il 10 ottobre 1813. Parma, pertanto, vanta questa illustre nascita e ne ha fatto motivo di orgoglio e di rilancio culturale della città. Il Festival Verdi nacque in occasione del centenario della morte nel 2001, con lo scopo di proporre l’intero repertorio verdiano.
Quest’anno – grazie anche ai pesanti tagli alla cultura e alle condizioni non proprio floride del Comune di Parma – il Teatro Regio ha proposto, con enormi sforzi, un programma con sole due opere e la Messa da Requiem, oltre a diverse iniziative di grande rilievo musicale. Nonostante questo basso profilo, il Festival è riuscito a dare, come sempre il meglio, puntando sulla qualità piuttosto che sulla novità e la quantità.
Il Simon Boccanegra non è stata un’opera che ha dato grandi soddisfazioni a Verdi. Commissionata nel 1855 dal Teatro La Fenice di Venezia, l’opera debuttò il 12 marzo 1857. Fischiata clamorosamente cadde in oblio. Però durante un ripescaggio voluto dal vecchio Ricordi, oltre vent’anni dopo, Verdi rimaneggiò la vecchia partitura e affidò le modifiche del libretto ad Arrigo Boito. Così il nuovo Boccanegra andò in scena, con successo, al Teatro alla Scala di Milano il 24 marzo 1881.
La trama è ambientata a Genova (Italia), dove la vicenda storica di Simone, primo doge della repubblica marinara (+ 1363), si unisce ad una storia sentimentale di pura invenzione.

Simon-Boccanegra3.Verdi.Parma
Il Festival Verdi ha, quest’anno, puntato anche su un allestimento datato ma di sicuro impatto visivo. Questo Simon Boccanegra, vide, infatti, la luce nel 2004 dalle sapienti e creative mani di Hugo de Ana, che ha curato la regia, i costumi e le scene. Il regista argentino non ha bisogno di presentazioni, la sua carriera e le sue magnifiche produzioni parlano da sole. I suoi allestimenti, spesso grandiosi, denotano uno studio sicuro, un gusto raffinato del bello e una sapiente conoscenza delle opere, nonché la capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore.
Anche questo Simon punta sul forte impatto visivo con le grandiose scene fatte di pannelli enormi che roteando su se stesse diventano o soffocanti e pesanti portoni antichi, oppure magnifici bassorilievi del XIII secolo; pannelli che si aprono e immettono in un loggiato dove compare il porto antico di Genova e il suo mare. Costumi imponenti, colorati di una tinta rosso mattone e blu nei loro colori caldi. Costumi e allestimento nel pieno di una tradizione filologicamente sicura e visivamente impeccabile, pulita e autorevole. Queste stanze, che mutavano sovente, rendendo il tutto fluido e scorrevole, davano – come d’altra parte i ricchi costumi – l’idea di una prigione, in cui i personaggi si trovavano rinchiusi loro malgrado: la prigione dei casi della vita, che ha portato Simone a riconoscere la figlia Maria dopo vent’anni e a lottare contro i patrizi genovesi per la salvezza della città marinara. L’unico appunto che si poteva fare a questo allestimento è la poca regia, che però è stata abbondantemente coperta dalla complessità scenica. I personaggi sono stato ben delineati, soprattutto la figura di Jacopo Fiesco; manca invece di spessore drammaturgico la connotazione di Maria. Molto bene la gestione delle masse.

Simon-Boccanegra4.Verdi.Parma
L’allestimento di de Ana ci fa capire come il bello sia sempre attuale sulle scene della lirica e mai come ora, in un periodo di grave crisi economica e culturale, queste produzioni datate ma sempre affascinanti possano ridare slancio e lustro al nostro teatro.
Alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini, il giovane maestro Jader Bignamini non ha deluso le aspettative. Già dotato di una carriera di tutto rispetto, nonostante la giovane età, ha dimostrato di avere anche un carattere determinato e sicuro che gli ha permesso di condurre questo Boccanegra in modo veramente grandioso. Ha gestito perfettamente orchestra, solisti e coro e ha dato una lettura verdiana impeccabile, senza eccessi, con grandi coloriture e ampie aperture. Ha reso un’opera unitaria e di grande effetto musicale, in cui nulla è stato lasciato al caso, ma tutto accompagnato alla perfezione, senza sbavature e senza vuoti. Ottimo talento e meritato successo di pubblico!
Buono il cast.
Nel ruolo del titolo il baritono Roberto Frontali, bella voce, pienamente nel ruolo, sicuro, ma in alcuni casi la voce è sembrata troppo aggressiva.
Carmela Remigio si immedesima a fatica nel ruolo di Maria Boccanegra. Indubbiamente ottimo fraseggio e acuti emozionanti, brava nelle parti più romantiche, ma la sua voce di soprano leggero non si confà al ruolo e alla fine l’effetto è quello di un personaggio irrisolto e debole.
Di grande spessore vocale e scenico il basso Giacomo Prestia in Jacopo Fiesco, dalla voce ampia e scura, sicuramente verdiana.
Gabriele Adorno è stato interpretato dal tenore messicano Diego Torre, che possiede una notevole emissione di voce e notevoli capacità canore. Voce consistente con acuti validi e bel timbro; non sempre ha però dimostrato di saper controllare la propria emissione e di dare un buon fraseggio.
Marco Caria è stato un valido Paolo Albiani, scenicamente e vocalmente; buona la prova anche di Seung Pil Choi in Pietro.
Sempre ottima la prova del Coro del Teatro Regio, diretto e preparato dal maestro Martino Faggiani, che cura con esemplare maestria il colore, il fraseggio e l’espressività.
Un Teatro Regio, ovviamente, pieno di pubblico internazionale che, però, si è rivelato inspiegabilmente freddo, non regalando quasi nessun applauso a scena aperta, ma accogliendo plaudendo calorosamente al termine i cantanti e il maestro Bignamini.

Simon Boccanegra                                               ROBERTO FRONTALI
Maria Boccanegra (Amelia Grimaldi)                 CARMELA REMIGIO
Jacopo Fiesco                                                         GIACOMO PRESTIA
Gabriele Adorno                                                     DIEGO TORRE
Paolo Albiani                                                          MARCO CARIA
Pietro                                                                      SEUNG PIL CHOI
Capitano dei balestrieri                                         ANTONIO CORIANÒ
Un’ancella di Amelia                                             LORELAY SOLIS
Direttore Jader Bignamini
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
Luci Valerio Alfieri
Maestro del Coro Martino Faggiani
Coro del Teatro Regio di Parma
Filarmonica Arturo Toscanini

Mirko Bertolini

Melodramma in un prologo e tre atti di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma Simón Bocanegra di Antonio García-Gutiérrez

Finalmente è arrivato, dopo tante peripezie, il Festival Verdi del bicentenario della nascita del grande compositore italiano, nato alle Roncole di Busseto, piccolo paese della provincia di Parma il 10 ottobre 1813. Parma, pertanto, vanta questa illustre nascita e ne ha fatto motivo di orgoglio e di rilancio culturale della città. Il Festival Verdi nacque in occasione del centenario della morte nel 2001, con lo scopo di proporre l’intero repertorio verdiano.
Quest’anno – grazie anche ai pesanti tagli alla cultura e alle condizioni non proprio floride del Comune di Parma – il Teatro Regio ha proposto, con enormi sforzi, un programma con sole due opere e la Messa da Requiem, oltre a diverse iniziative di grande rilievo musicale. Nonostante questo basso profilo, il Festival è riuscito a dare, come sempre il meglio, puntando sulla qualità piuttosto che sulla novità e la quantità.
Il Simon Boccanegra non è stata un’opera che ha dato grandi soddisfazioni a Verdi. Commissionata nel 1855 dal Teatro La Fenice di Venezia, l’opera debuttò il 12 marzo 1857. Fischiata clamorosamente cadde in oblio. Però durante un ripescaggio voluto dal vecchio Ricordi, oltre vent’anni dopo, Verdi rimaneggiò la vecchia partitura e affidò le modifiche del libretto ad Arrigo Boito. Così il nuovo Boccanegra andò in scena, con successo, al Teatro alla Scala di Milano il 24 marzo 1881.
La trama è ambientata a Genova (Italia), dove la vicenda storica di Simone, primo doge della repubblica marinara (+ 1363), si unisce ad una storia sentimentale di pura invenzione.
Il Festival Verdi ha, quest’anno, puntato anche su un allestimento datato ma di sicuro impatto visivo. Questo Simon Boccanegra, vide, infatti, la luce nel 2004 dalle sapienti e creative mani di Hugo de Ana, che ha curato la regia, i costumi e le scene. Il regista argentino non ha bisogno di presentazioni, la sua carriera e le sue magnifiche produzioni parlano da sole. I suoi allestimenti, spesso grandiosi, denotano uno studio sicuro, un gusto raffinato del bello e una sapiente conoscenza delle opere, nonché la capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore.
Anche questo Simon punta sul forte impatto visivo con le grandiose scene fatte di pannelli enormi che roteando su se stesse diventano o soffocanti e pesanti portoni antichi, oppure magnifici bassorilievi del XIII secolo; pannelli che si aprono e immettono in un loggiato dove compare il porto antico di Genova e il suo mare. Costumi imponenti, colorati di una tinta rosso mattone e blu nei loro colori caldi. Costumi e allestimento nel pieno di una tradizione filologicamente sicura e visivamente impeccabile, pulita e autorevole. Queste stanze, che mutavano sovente, rendendo il tutto fluido e scorrevole, davano – come d’altra parte i ricchi costumi – l’idea di una prigione, in cui i personaggi si trovavano rinchiusi loro malgrado: la prigione dei casi della vita, che ha portato Simone a riconoscere la figlia Maria dopo vent’anni e a lottare contro i patrizi genovesi per la salvezza della città marinara. L’unico appunto che si poteva fare a questo allestimento è la poca regia, che però è stata abbondantemente coperta dalla complessità scenica. I personaggi sono stato ben delineati, soprattutto la figura di Jacopo Fiesco; manca invece di spessore drammaturgico la connotazione di Maria. Molto bene la gestione delle masse.
L’allestimento di de Ana ci fa capire come il bello sia sempre attuale sulle scene della lirica e mai come ora, in un periodo di grave crisi economica e culturale, queste produzioni datate ma sempre affascinanti possano ridare slancio e lustro al nostro teatro.
Alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini, il giovane maestro Jader Bignamini non ha deluso le aspettative. Già dotato di una carriera di tutto rispetto, nonostante la giovane età, ha dimostrato di avere anche un carattere determinato e sicuro che gli ha permesso di condurre questo Boccanegra in modo veramente grandioso. Ha gestito perfettamente orchestra, solisti e coro e ha dato una lettura verdiana impeccabile, senza eccessi, con grandi coloriture e ampie aperture. Ha reso un’opera unitaria e di grande effetto musicale, in cui nulla è stato lasciato al caso, ma tutto accompagnato alla perfezione, senza sbavature e senza vuoti. Ottimo talento e meritato successo di pubblico!
Buono il cast.
Nel ruolo del titolo il baritono Roberto Frontali, bella voce, pienamente nel ruolo, sicuro, ma in alcuni casi la voce è sembrata troppo aggressiva.
Carmela Remigio si immedesima a fatica nel ruolo di Maria Boccanegra. Indubbiamente ottimo fraseggio e acuti emozionanti, brava nelle parti più romantiche, ma la sua voce di soprano leggero non si confà al ruolo e alla fine l’effetto è quello di un personaggio irrisolto e debole.
Di grande spessore vocale e scenico il basso Giacomo Prestia in Jacopo Fiesco, dalla voce ampia e scura, sicuramente verdiana.
Gabriele Adorno è stato interpretato dal tenore messicano Diego Torre, che possiede una notevole emissione di voce e notevoli capacità canore. Voce consistente con acuti validi e bel timbro; non sempre ha però dimostrato di saper controllare la propria emissione e di dare un buon fraseggio.
Marco Caria è stato un valido Paolo Albiani, scenicamente e vocalmente; buona la prova anche di Seung Pil Choi in Pietro.
Sempre ottima la prova del Coro del Teatro Regio, diretto e preparato dal maestro Martino Faggiani, che cura con esemplare maestria il colore, il fraseggio e l’espressività.
Un Teatro Regio, ovviamente, pieno di pubblico internazionale che, però, si è rivelato inspiegabilmente freddo, non regalando quasi nessun applauso a scena aperta, ma accogliendo plaudendo calorosamente al termine i cantanti e il maestro Bignamini.

Simon Boccanegra                                               ROBERTO FRONTALI
Maria Boccanegra (Amelia Grimaldi)                 CARMELA REMIGIO
Jacopo Fiesco                                                         GIACOMO PRESTIA
Gabriele Adorno                                                     DIEGO TORRE
Paolo Albiani                                                          MARCO CARIA
Pietro                                                                      SEUNG PIL CHOI
Capitano dei balestrieri                                         ANTONIO CORIANÒ
Un’ancella di Amelia                                             LORELAY SOLIS
Direttore Jader Bignamini
Regia, scene e costumi Hugo De Ana
Luci Valerio Alfieri
Maestro del Coro Martino Faggiani
Coro del Teatro Regio di Parma
Filarmonica Arturo Toscanini

Mirko Bertolini