
Col Simone Boccanegra, realizzato in coproduzione col Teatro la Fenice di Venezia, si è inaugurata la nuova stagione del Teatro Carlo Felice di Genova.
Eccellente prova di Stefano Ranzani, arrivato a sostituire in extremis l’infortunato Andrea Battistoni, la sua direzione spicca per omogeneità e compattezza. Il Maestro milanese è sempre capace di tenere una linea unica senza creare scarti fra quello che avviene in buca e sul palcoscenico, in modo da far spiccare al meglio le voci dei cantanti. Ranzani essendo capace di tenere unite tutte le varie sezioni degli strumenti, si conferma quindi una sicurezza per l’ottima orchestra del teatro genovese.
Andrea de Rosa che ha curato sia la regia che le scene, pone il mare come elemento caratterizzante dell’opera. Il mare appare sul fondo della scena continuamente, il mare ligure ripreso da Pasquale Mari che ha anche curato le luci. Per il resto la regia è molto tradizionale, se si esclude l’apparizione del fantasma di Maria che compare cadavere nel prologo per poi seguire costantemente le vicende di Simone e della figlia fino alla scena finale in cui il protagonista morirà fra le braccia delle due donne, creando un immagine che sembra riprendere il celebre affresco di Giotto che si trova nella Basilica Superiore di San Francesco in Assisi, in cui il santo morto viene abbracciato da Santa Chiara mentre Sant’Agnese gli bacia le stimmate, con dietro la folla delle altre monache e del popolo che osservano la scena. Molto eleganti i costumi disegnati da Alessandro Lai.
Trionfatore della serata è stato il baritono Franco Vassallo che ha debuttato nel ruolo del protagonista, chiamato a sostituire Carlos Alvarez. Vassallo è riuscito a rendere appieno il personaggio mantenendo sempre omogeneità vocale, rendendo bene la nobiltà del doge grazie ad un timbro autenticamente baritonale ed una tecnica ferrata nell’emissione. Di rilievo l’interpretazione scenica.

Barbara Frittoli, anch’essa giunta all’ultimo minuto, ha reso bene il personaggio di Amelia, ottima nelle note centrali nonché nei filati realizzati in modo magistrale, peccato che abbia palesato dei problemi negli acuti. Nonostante tutto la sua performance è stata molto apprezzata dal pubblico genovese.
Marco Spotti ha dimostrato di possedere la voce adatta per il personaggio di Fiesco, cupo al punto giusto, in una parte che la regia ha voluto veramente spettrale, quasi fosse un fantasma come la figlia morta.
Gianluca Terranova, dotato di una voce squillante adatta alla parte, è stato ottimo nei panni di Gabriele Adorno, sicuro negli acuti ed anche nelle note centrali.
Di buon livello anche la prova di Gianfranco Montresor nel ruolo di Paolo Albani, nonostante la ridicola parrucca che ha dovuto indossare, e dei personaggi di fianco: John Paul Huckle nel ruolo di Pietro, Giampiero De Paoli nel ruolo di un capitano e di un araldo e Kamelia Kader che ha interpretato l’ancella di Amelia.
Molto buona la prestazione del coro del Teatro Carlo Felice preparato da Pablo Assante.
Un successo per tutti testimoniato dai grandi applausi finali.
Domenico Gatto
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