Teatro Real di Madrid il 28 novembre 2015, prova generale di Rigoletto del amato Giuseppe Verdi con il baritono Luca Salsi.
Famosa aria dell’altresì rinomato gobbo verdiano del secondo atto. Circondato dai cortigiani che lo punzecchiano metaforicamente con le loro spade tratte contro quell’essere difforme, ferito e agonizzante, Rigoletto inveisce contro coloro che lo hanno inaspettatamente privato della sua unica linfa vitale.
Dopo lo rabbia iniziale si ferma l’orchestra, Rigoletto si dirige a Marullo e domanda con sussurro soffocato dal dolore di un padre angosciato: «Tu taci?…ohimè».
Io ero uno dei cortigiani, anzi uno dei pochi inginocchiati al suo fianco. Proprio in quel momento sono stato travolto e sopraffatto da un’intensa onda emotiva. Ho cessato di respirare, paralizzato anch’io dallo stesso dolore, dalla stessa angoscia e terrificante disperazione.
Ho accompagnato Rigoletto nella successiva supplica sconsolata rivolta ai cortigiani di ridonare la sua figlia, incapace di qualsiasi movimento giacché immobile dinanzi a tanto dolore.
Confesso di aver intimamente tradito le disposizioni della regia che mi avevano chiesto di continuare ad oltraggiare colui che ci aveva reso oggetto di scherno e derisione quotidiani. In quegli attimi, però, sono riuscito soltanto a stargli vicino in silenzio, spettatore inerme del suo strazio inenarrabile.
Chiedo scusa alla regia ma ringrazio Luca, anche a nome di mia figlia, per avermi insegnato l’intensità dell’amore paterno.
Vasco Fracanzani