Tommaso Martinelli: “ Nella vita si indossa una maschera, in teatro la si toglie”

Tommaso Martinelli
Tommaso Martinelli

Ho incontrato Tommaso Martinelli, giovane tenore toscano, dopo averlo visto in scena al Festival “Puccini e la sua Lucca”. Mi si presenta davanti un ragazzo dal fascino di James Dean, ma con un animo e una simpatia alla Pieraccioni. Questa intervista, iniziata tra mille risate e battute, si è conclusa con dei pensieri davvero profondi e con un amore spassionato per il canto ed è proprio questo di cui c’è bisogno nella lirica: giovani capaci, entusiasti, ma soprattutto innamorati!L’abbiamo appena vista in scena al Festival “Puccini e la sua Lucca”, ci racconti questa esperienza.

È stato il concerto per il tredicesimo anniversario del Puccini e la sua Lucca Festival, nonostante la tempesta la sala era piena e molte persone sono rimaste in piedi, è stato un onore ed un piacere per me, tra l’altro mi hanno affiancato una collega bravissima e bellissima.

Che rapporto ha con la sua terra?

Intende il pianeta terra? (Ride)

Beh, Lucca è la casa di Puccini, il mio compositore preferito, perciò non posso che essere grato a questa città, poi è bella e tenuta bene, ha un pessimo clima, ma d’altronde nessuno è perfetto.

Com’è la vita di un giovane cantante lirico?

Sicuramente particolare e non semplice, sono sempre poche le persone che ti sostengono e credono in te, io devo tutto ai miei genitori, che non hanno mai dubitato di me, nemmeno all’inizio, quando sembrava una scelta assurda (io sembro tutto fuorché un cantante lirico).. la maggior parte delle persone non la considera nemmeno una professione, ma va beh, io me ne faccio una ragione, la conoscenza non è per tutti…

Spesso si dice che i tenori siano più “divi” rispetto ai soprani, vuole sfatare questo mito?

«Vanità, decisamente il mio peccato preferito»… l’errore che viene comunemente fatto è associarla ad un semplice egocentrismo estetico, la vanità è da sempre alla base della personalità umana, comprende l’ambizione, la conoscenza, la fama. Detto questo penso che si equivalgano, sono di certo i registri vocali più esposti e più richiesti e questo forse contribuisce al «divismo» che intende.

Ha altre passioni oltre la lirica?

Oltre la lirica e le donne? Ma certo, sono un gemelli, ho infiniti interessi, sono eclettico e curioso, nonostante questo guardò più alla qualità che alla quantità, mi piace ricercare il meglio in ogni cosa, per questo la lirica, perché la considero la massima espressione della musica, l’unione della poesia dei testi con la musica classica e la voce impostata… il massimo!

Nel suo cassetto quali sogni ci sono?

I miei sogni nel cassetto? Molti direbbero la Scala, il Metropolitan… il mio sogno è rimanere, diventare uno dei nomi storici del mio mestiere, non essere mai dimenticato.

Tutto questo essendo me stesso, trasmettendo al pubblico quello che ho dentro, perché nella vita si indossa una maschera, in teatro la si toglie.

 

Emanuela Campanella