Uno straordinario Matteo Beltrami inaugura la stagione dirigendo Aida al Teatro Coccia di Novara.
Una scelta impegnativa quella voluta della direttrice del teatro Renata Rapetti, ma che grazie al giovane maestro Genovese è risultata vincente.
Beltrami ha fornito una prova sublime mantenendo una linea musicale continua e riuscendo a rendere appieno le atmosfere del grand opera, passando dai momenti intimi a quelli di enfasi senza forzature. Per esempio, risulta evidente nel quarto atto, laddove la solennità della scena del giudizio sfuma con naturalezza nell’intimità del finale senza che si avverta alcuno stacco. Tutto ciò è ancora più lodevole in quanto alla bacchetta del direttore ha ubbidito l’Orchestra del Conservatorio G. Cantelli, i cui ragazzi si sono lasciati trascinare con entusiasmo dalla direzione del Maestro, raggiungendo vette insospettabili, superiori ai risultati che si ascoltano a volte in orchestre formate da navigati professionisti. Ne è risultata una lettura dinamica, viva, veramente trionfante nel secondo atto, ma soprattutto intimista capace di caratterizzare appieno tutti i personaggi.
Il cast assemblato dal direttore artistico Renato Bonajuto è risultato alla fine perfetto.
In primis Alexandra Zabala che è uscita vincente nel ruolo della protagonista. Ruolo complicato, difficile, da sempre ambito da tutte le primedonne; qui la Zabala si è distinta riuscendo a darne un’interpretazione vibrante ed appassionata. Ottima resa nei primi due atti, è soprattutto nel terzo e nel quarto atto in cui ha raggiunto l’apice grazie alla naturalezza nella modulazione vocale, segno di tecnica scaltrita, capace di passare dal canto dispiegato, ai filati, dall’acuto di forza ai pianissimi: da brivido la sua “Oh Cieli Azzurri” conclusa con uno straordinario uso del legato e con la smorzatura del fatidico Do acuto.
Accanto a lei Walter Fraccaro rende appieno l’amore appassionato di Radames, voce dispiegata, con una facilità negli acuti che risultano squillanti e mai forzati, come il si bemolle con cui ha concluso “Celeste Aida” realizzato con incredibile efficacia drammatica.
A completare il trio dei protagonisti Sanja Anastasia è stata un’Amneris passionale, molto in parte a cominciare dal duetto del secondo atto in cui la sua rabbia è stata il perfetto contraltare alla delicatezza di Aida. Nel quarto atto il mezzosoprano ha superato sé stessa, concludendo con un perentorio “Anatema su voi” che ha scatenato le ovazioni del pubblico.
Accanto a loro Elia Fabbian, vero baritono italiano, è stato un eccellente Amonasro, così come Antonio Di Matteo basso dotato di una voce poderosa è stato perfetto per Ramfis.
Benissimo anche i ruoli di fianco: Marta Calcaterra nel ruolo della sacerdotessa, Gianluca Lentini nel ruolo del Re e Murat Can Guvem nel ruolo del messaggero.
A questi va aggiunta l’ottima prova del coro, anzi dei cori: San Gregorio Magno e del Ticino che riuniti sono stati impeccabili.
La regia affidata a Piero Maranghi e Paolo Gavazzeni è stata di stampo tradizionale lontana da quelle reinterpretazioni che vanno di moda oggi e che spesso servono solo a non far capire la trama. Leila Fteita, ha realizzato una scena con delle scalinate e dei blocchi e dei pilasti che muovendosi creano i vari ambienti, senza un preciso riferimento visivo all’antico Egitto, che però viene evocato dai colori e dai costumi, realizzati dalla stessa Fteita, in modo da evitare il rischio del Kitsch che si annida in molti allestimenti di quest’opera. Ne è risultata è una messa in scena sobria, elegante e nel contempo evocativa.
Bellissime le coreografie di Simona Bucci.
Alla fine trionfo per tutti, grazie al Maestro Beltrami che da vero condottiero ha guidato il suo drappello alla vittoria in una sfida che alcuni pensavano fosse un passo troppo lungo per un teatro di provincia.
Domenico Gatto