Un originale e apprezzato Così fan tutte di W. A. Mozart è andato in scena al Teatro dell’Opera di Firenze nell’ambito della stagione lirica invernale, per la brillante regia di Lorenzo Mariani.
Dopo il Don Giovanni del 2013, il Teatro dell’Opera di Firenze, affida anche l’ultima opera della trilogia mozartiana di Da Ponte al regista Lorenzo Mariani, opera che torna a Firenze dopo dieci anni, in una nuova produzione. Mozart ambienta il suo Così fan tutte di Firenze a Napoli, il regista italo statunitense Mariani lo sposta temporalmente agli anni 50 del novecento, un’epoca di rottura di molte regole sul piano del costume sociale e dell’esplosione di nuove visioni nei rapporti interpersonali. Immagina un aristocratica società vacanziera, in un luogo che potrebbe essere un grande hotel di lusso a Capri o in qualche zona esclusiva della costiera partenopea. Al posto del caffè della prima scena, dove avviene la scommessa con don Alfonso un elitario club ginnico dove i protagonisti intrecciano la loro trama; Ferrando e Guglielmo sono due ufficiali di marina e ne rivestono poi le uniformi prima di partire nel loro fittizio viaggio. La buca dell’orchestra è trasformata in una perfetta piscina, dove i personaggi si immergono e escono. Le scene successive si svolgono in questo lussuoso salone di questa dimora, che potrebbe essere un hotel oppure la villa delle due sorelle ferraresi, Fiordiligi e Dorabella, due altolocate signorine della nobiltà europea. In questo compaiono i personaggi di don Alfonso, qui trasformato da filosofo in scrittore originale e alquanto ambiguo, alla Truman Capote, e poi la cameriera Despina, una procace e alquanto disinibita governante alle prese con aitanti partenopei. Ecco poi che i due protagonisti giungono non più vestiti da albanesi ma da due nababbi indiani. Il tutto è avvolto in una lucentezza di toni e colori, su cui predominano il bianco e il blu che rendono scene e ambientazioni eleganti e raffinate, opera di Maurizio Balò. Come elegante e raffinata è la regia di Mariani, che si conferma in un riuscito tentativo di attualizzazione dell’opera. La regia risulta coerente con il libretto e non scende mai di livello. Tutto è reso in un contesto euforicamente brioso e non cede mai a noia o a banalità, nonostante alcuni passaggi contestati, che possono sì far storcere il naso ai puristi, ma che contribuiscono a che l’opera riesca brillante e fresca, giovane ed attuale; un’attualizzazione che si discosta da ciò che siamo abituati a vedere di solito e che ha la magia di incantare, divertire e appassionare. Mariani ha l’abilità nel trascinare con fascino facendo risaltare la dualità briosa e triste di questa opera; raffinati e appieno nella contestualizzazione dell’opera i costumi di Silvia Aymonino e corrette e affascinanti le calde luci di Linus Fellbom.
Una direzione incisiva e brillante ha caratterizzato la felice mano del maestro Roland Böer, alla guida dell’Orchestra del Maggio Musicale. Böer ha saputo far emergere un Mozart eclettico e multicolore; la leggerezza della partitura ha avuto una egregia amalgama orchestrale e riesce far emergere le sfumature del canto. Un Mozart disincantato e fantasioso esce dalle mani di Böer, riuscendo in una direzione sicura e entusiastica.
Buona ed omogenea la prova canora. Emerge sopra tutti Carmela Remigio, ormai veterana del personaggio di Dorabella. La passione e la spumeggiante riuscita la fanno entrare pienamente nel personaggio, dimostrando come sempre un ottimo fraseggio e di buona coloritura; forse priva di grande estensione e di acuti potenti, ma rimane una interpretazione molto buona. Anche la Fiordiligi del soprano russo Anna Goryachova è riuscita brillante e accattivante; ha giocato molto sul fascino personale, sulla voce sicura, acuti squillanti, ottima coloratura e notevole estensione vocale, entrando pienamente nel personaggio. Buona prova anche per il tenore Juan Francisco Gatell in Ferrando; voce ben impostata e buon fraseggio, anche se l’emissione non è sempre stata all’altezza, ma possiede un canto curato e pulito. Molto apprezzato dal pubblico. Sicurezza scenica e canora per Simone Alberghini che in Guglielmo sfodera tutte le sue arti attoriali e la sua voce elegante e seducente. Giulia Semenzato ha dato vita ad una esuberante Despina, dimostrando una particolare verve umoristica, affiancata ad un’ottima riuscita canora. A suo agio nel personaggio, con una voce di spiccata musicalità e correttezza. Infine, ma non ultimo, il Don Alfonso di Omar Montanari che convince sia per la recitazione che per la qualità vocale, padronanza e fraseggio.
Validi i seppur brevi interventi del Coro del Maggio preparato da Lorenzo Fratini. Calorosi applausi a tutti in un Teatro dell’Opera esaurito.
Mirko Bertolini