Crítica di Le Nozze di Figaro. Modena

Terzo appuntamento della Stagione lirica 2012-2013 del Teatro Comunale Pavarotti di Modena: Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart. Nuovo allestimento del Teatro modenese, della Fondazione Teatri di Piacenza e Baltimora Opera House (USA), in collaborazione con l’Accademia modenese Cubec (Centro Universale del Bel Canto) di Mirella Freni; il grande soprano modenese dopo cinquant’anni di palcoscenico ha deciso di dedicarsi interamente all’insegnamento e i giovani che si sono esibiti in questa produzione, oltre alle loro qualità intrinseche, hanno portato in scena la tecnica di canto italiana. Grazie alla celebre artista modenese, il pubblico ha potuto ascoltare giovani cantanti davvero ben preparati e, al termine dello spettacolo, le è stato tributato un meritato lungo applauso proveniente dal cuore di tutti i suoi concittadini.

Le nozze di Figaro è la prima di una serie di felici collaborazioni tra Mozart e Lorenzo Da Ponte, che ha portato anche alla creazione del Don Giovanni e Così Fan Tutte.

Rappresentata pochissime volte a Modena, così come le altre opere mozartiane. Le opere di Mozart, infatti, come del resto tutta la musica del Settecento, sono state fino al secondo dopoguerra, di rara esecuzione. Una scelta che ha accomunato Modena alla maggior parte dei teatri italiani dove la tradizione del melodramma ottocentesco ha prevalso negli ultimi due secoli. D’altra parte, oggi, sono fra le opere più gradite al pubblico più giovane.

Basata sulla commedia di Beaumarchais, l’opera fu scritta da Mozart in gran segreto (la commedia era stata vietata dall’Imperatore Giuseppe II, poiché attizzava l’odio tra le varie classi sociali). Egli impiegò sei settimane per completarla. Eppure fu solo dopo aver convinto l’Imperatore della rimozione delle scene politicamente più discusse che questi diede il permesso di rappresentare l’opera. Le nozze di Figaro, finita di comporre il 29 aprile del 1786, fu messa in scena al Burgtheater di Vienna il 1 maggio dello stesso anno. L’opera ottenne un successo strepitoso, al punto che l’imperatore dovette emanare un decreto per limitare le richieste di bis, in modo che le repliche non durassero troppo.

Ad attirare Mozart verso la commedia di Beaumarchais fu certo la forza libertaria in essa contenuta (Le nozze di Figaro sono l’unica opera matura di Wolfgang senza “figura paterna”, senza “istanza superiore”), ma anche, e forse ancor più, la divertente parodia degli equivoci, tipica del teatro settecentesco. Non va poi dimenticato anche il senso di sfida implicito nella scelta mozartiana. Come emerge nella prefazione del libretto della prima rappresentazione, Mozart e Da Ponte erano perfettamente consapevoli di creare una nuova forma operistica in cui il dinamismo scenico di Beaumarchais sarebbe stato tradotto in termini musicali secondo modalità del tutto inedite.

Hanno Firmato lo spettacolo attuale la regista Rosetta Cucchi e lo scenografo Tiziano Santi, già autori della Traviata andata in scena a Modena la scorsa stagione.

La Cucchi ci ha abituato a spettacoli troppo fuori dalle righe, troppo anticonvenzionali e con apparati psicologici di difficile interpretazione e difficile apprezzamento. Con meraviglia e piacere, la regista pesarese torna, molto felicemente, al suo repertorio d’elezione con una regia di gusto, raffinata e piacevole, nonostante qualche caratterizzazione forzata.

Già Mozart e Da Ponte, e prima di loro Beaumarchais, avevano scosso gli animi del pubblico portando in scena una commedia attualissima. Ora la Cucchi, partendo dallo stesso presupposto, abbandona l’epoca convenzionale della Siviglia del XVIII secolo a favore di un più moderno garage di un’ipotetica villa lussuosa americana degli anni Cinquanta, abitata da personaggi dell’alta società a stelle e strisce. La scelta risulta avvincente, soprattutto nel gioco delle piccole scenografie che escono dai portoni, ideate dall’abilissimo Tiziano Santi, e grazie ai raffinati ed eleganti costumi di Claudia Pernigotti, che ha saputo disegnare una società che riporta ai film di Mark Robson o ad altri raffinati registi americani dello stesso periodo, e nelle luci di Daniele Naldi, a cui si deve rimproverare di non avere reso bene la scena degli equivoci del quarto atto. È evidente che tutto l’impianto rientra nella categoria degli allestimenti a basso costo, ma ciò sta a sottolineare ancor di più che per creare un buono spettacolo occorrono soprattutto giuste idee.

Anche in queste Nozze di Figaro si affollano incongruenze o caratterizzazioni da avanspettacolo, però l’ambientazione anni cinquanta, in cui Figaro è un autista con tanto di spider fiammante, il conte è un ricco e determinato donnaiolo dell’alta società americana fila egregiamente e la vicenda ruota bene intorno a queste caratterizzazioni. Anche le sobrie ma efficaci scene contribuiscono a rendere un clima lucente e sereno di opera mozartiana. La Cucchi, togliendo la sua solita implicazione psicologica, ha dato un respiro non comune all’allestimento, permettendo che musica, canto e recitazione andassero di pari passo senza urtarsi e soprattutto dando al pubblico uno spettacolo godibile.

Il maestro Aldo Sisillo non ha bisogno di presentazioni. Disinvolto e sicuro ha dato una lettura del capolavoro mozartiano senza troppa enfasi; la sua guida all’Orchestra Regionale dell’Emilia Romagna è stata omogenea e ha permesso di far emergere giustamente le voci.

Simone Alberghini è stato un Figaro raffinato e sicuro. Il baritono bolognese è tra le migliori voci mozartiane in Italia e lo ha dimostrato anche in questa serata. Disinvolto, omogeneo, accattivante e con bella recitazione.

Il resto del cast, salvo il Cherubino di Annalisa Stroppa e la Marcellina di Barbara Aldegheri, sono tutti allievi di Mirella Freni. L’idea del CUBEC Accademia di Belcanto Mirella Freni, nasce dalla necessità di creare un punto di riferimento per la formazione dei giovani cantanti lirici e dei pianisti collaboratori per il teatro d’opera e nasce dall’idea e dal mecenatismo di Mirella Freni e del compianto Nicolai Ghiaurov, ed è un vanto della città di Modena. Un contesto fortemente internazionale che nasce dall’interesse che la scuola modenese di Mirella Freni riscuote in tutto il mondo, da dieci anni, ricevendo quasi trecento richieste all’anno e accogliendo un gruppo altamente selezionato di circa una decina di studenti. Mozart si deve cantare da giovani, perché è un’imprescindibile palestra sul piano della tecnica ha affermato Mirella Freni, interprete mozartiana d’eccezione, specie nella prima parte di una straordinaria carriera che l’ha vista cantare nelle Nozze di Figaro sia le parti di Susanna che della Contessa.

Il soprano armeno Ruzan Mantashyan è una Susanna dalla voce soave, abilissima nel cantabile, raffinata, dagli acuti puliti.

Il baritono moldavo Valeriu Caradja è un Conte di Almaviva molto elegante, dalla voce particolarmente vellutata.

Il soprano sudafricano Nozuko Shaun Teto una Contessa dalla vocalità davvero importante, qualche piccola imperfezione, ma soprattutto da migliorare la dizione.

Il baritono giapponese Fumitoshi Miyamoto in Don Bartolo rivela una bella voce, da migliorare certamente la presenza scenica.

Il tenore genovese Matteo Lippi in Don Basilio e Don Curzio dalla voce squillante e aggraziata.

Il soprano Sara De Matteis è una Barbarina un po’ acerba.

Il baritono brasiliano Felipe Oliveira in Antonio bravo e credibile.

Annalisa Stroppa è un Cherubino frizzante e dal bel timbro e abilità nell’uso dei colori e degli accenti, ottima presenza scenica.

Barbara Aldegheri in Marcellina dà un risultato più che sufficiente.

Buona la prova di Giuliana Panza al clavicembalo e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati, preparato non solo nel canto ma anche in una spiritosa recitazione.

Il Teatro Comunale di Modena era completamente esaurito con un pubblico esigente ma che ha apprezzato sia la regia che i cantanti ed ha tributato un’ovazione – meritatissima – alla propria concittadina che ha portato – insieme a Pavarotti e alla Kabaivanska – il nome della

città emiliana in tutti i Teatri del mondo.

 

Opera buffa in quattro atti. Libretto di Lorenzo Da Ponte da La folle journée ou Le mariage  de Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais.

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Teatro Comunale «Luciano Pavarotti» di Modena

Venerdì 1 febbraio 2013 – ore 20.00

Personaggi e interpreti

Il Conte di Almaviva Valeriu Caradja*
La Contessa di Almaviva
Nozuko Shaun Teto*
Susanna
Ruzan Mantashyan *
Figaro
Simone Alberghini
Cherubino
Annalisa Stroppa
Marcellina
Barbara Aldegheri
Bartolo Fumitoshi Miyamoto*
Don Basilio
/Don Curzio Matteo Lippi*
Barbarina Sara De Matteis *
Antonio
Felipe Correia Oliveira*

Direttore Aldo Sisillo
Regia Rosetta Cucchi
Scene Tiziano Santi
Costumi Claudia Pernigotti
Luci Daniele Naldi
Maestro del Coro Corrado Casati

Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna
Coro del Teatro Municipale di Piacenza

Nuovo allestimento della Fondazione Teatri di Piacenza
 in collaborazione con CUBEC Accademia di Belcanto Mirella Freni
Coproduzione Fondazione Teatri di Piacenza,  Fondazione Teatro Comunale di Modena,
Baltimore Opera Theatre (USA)

* interpreti perfezionatisi al CUBEC Accademia di Belcanto Mirella Freni

 

 

Franco Santalba