Mirko Bertolini
Verona, Teatro Filarmonico. 13 novembre 2014
Ultima opera della stagione 2014/15 del Teatro Filarmonico di Verona, il capolavoro pucciniano arriva nelle sale maffeiane con la firma di Pier Francesco Maestrini, uno dei nomi più affermati della regia contemporanea. Maestrini, concepisce una regia tradizionale, spostando la vicenda di una quarantina d’anni, per dare parallelismo alla vicenda con l’inizio della pittura impressionista, che è il filone conduttore della regia stessa. Puccini ambientò La Bohème negli anni del regno di Luigi Filippo, anche se la vita di bohème, che Murger descrisse alla perfezione, portò il suo apice alla fine del XIX secolo, proprio durante la nascita e lo sviluppo della pittura impressionista; gli stessi pittori impressionisti impersonarono, nell’immaginario popolare, i veri bohemiennes. Dai quadri impressionisti Maestrini prende spunto per rappresentare la storia di Rodolfo e Mimì. Ecco allora che la soffitta degli artisti è la realizzazione del quadro di Jean Frédèric Bazille “Studio in rue de la Condamine”, e poi sullo sfondo compare “Tetti sotto la neve” di Gustave Caillebotte, fino al terzo quadro, la Barriera d’Enfer che è tratto da un quadro di Claude Monet. Nei quattro quadri dell’opera poi le immagini si alternano ad altri quadri di pittori impressionisti, non dimenticando nessuno. Maestrini poi, con l’aiuto dello scenografo Carlo Savi (che ha curato anche i costumi), conduce i personaggi di Boheme sulla scena come usciti dai quadri stessi, oppure come modelli di questi. L’idea è suggestiva, anche se a volte sembra un po’ banale e il cambiare spesso immagine di fondo non permette la concentrazione sulla splendida musica pucciniana.
Il maestro Jader Bignamini, alla guida dell’orchestra dell’Arena, è come al solito spigliato e padrone della situazione. La sua direzione è giovane e fresca, sicura e fluida, riuscendo a dare corpo e vita in pieno alla partitura pucciniana.
Chiara Angella è Mimì, la sua voce risente in parte ancora dell’indisposizione accusata alla “prima”, ma dopo un inizio incerto e stanco, il soprano si è ripreso – tra alti e bassi – dimostrando di possedere una vocalità ricca e capace di sfumature delicate e acuti ponderati. E’ riuscita in pieno a rendere il dramma di Mimì.
Jean–Francois Borras è un giovane tenore talentuoso, che ha fatto grandi progressi vocali. Il suo Rodolfo convince fin dall’inizio, anche se la voce non ha una emissione eccessiva è precisa e con un buon fraseggio. Pienamente nel ruolo.
Alessandro Luongo eccelle in Marcello. Esegue la parte con agilità e pertinenza scenica e vocale, curando dizione e fraseggio.
Daniela Bruera è una discreta Musetta che risente di una voce che ha alcuni momenti di asprezza iniziale, ma nel complesso le riesce in pieno il personaggio.
Brillanti e vocalmente capaci ed efficaci scenicamente lo Schaunard di Francesco Verna e Colline di Marco Vinco.
Buona la prova di Davide Pelissero in Benoit.
Ineccepibile il coro dell’Arena preparato dal maestro Andrea Cristofolini a cui si aggiunge il Coro di voci bianche A.Li.Ve diretto da Paolo Facincani.
Teatro pieno con un pubblico plaudente e appagato.
Mimì Chiara Angella
Musetta Daniela Bruera
Rodolfo Jean–Francois Borras
Schaunard Francesco Verna
Marcello Alessandro Luongo
Colline Marco Vinco
Benoit Davide Pelissero
Parpignol Salvatore Schiano Di Cola
Alcindoro Pietro Toscano
Sergente dei Doganieri Valentino Perera
Un Doganiere Nicolò Rigano
Direttore Jader Bignamini
Maestro del Coro Andrea Cristofolini
Direttore del Coro di voci bianche Paolo Facincani
Regia Pier Francesco Maestrini
Scene e Costumi Carlo Savi
Coro e Orchestra della Fondazione Arena di Verona
Coro di voci bianche A.Li.Ve