La Staatsoper Stuttgart riprende in questi giorni la bella produzione de La Cenerentola di Rossini, uno degli spettacoli più apprezzati dal pubblico nelle ultime stagioni. Ho rivisto con grande piacere questa produzione che, dopo diciotto repliche non ha perduto nulla in fatto di fascino e freschezza. La regia di Andrea Moses mi è sembrata ancora una volta divertente, elegante e logica. La trasposizione moderna non danneggia minimamente il nucleo drammaturgico della vicenda, che da questa lettura viene evidenziata al massimo per la vivacità della narrazione e una recitazione ben curata nei particolari, fine e del tutto priva di scadimenti nella volgarità ed eccessi gratuiti. La scena di apertura, con Cenerentola raffigurata come una ragazza sognatrice che fa zapping davanti al televisore cercando soap operas mentre le due sorellastre spettegolano, è un pezzo di teatro che risulta sempre di un’ efficacia irresistibile come parecchi altri punti di questa regia, sicuramente da considerare come una delle migliori tra quelle realizzate da Andrea Moses durante il suo lavoro alla Staatsoper. Un ottimo esempio di teatro fatto con cura e senza sovrapporre significati estranei alla drammaturgia originale, che in questa messinscena risulta sottolineata con grande ricchezza di effetti. Spettacolo splendido, divertente e ricco di freschezza e comicità, tradotte in pratica in modo eccellente da un cast che anche questa volta ha offerto una prova omogenea e di ottimo livello complessivo, nonostante un paio di avvicendamenti nella compagnia di canto e la presenza di un nuovo direttore.
Per questa ripresa, infatti, la bacchetta era quella di Manlio Benzi, musicista riminese attivo anche come compositore, che fin qui ha svolto una carriera internazionale di buon livello, soprattutto nei teatri tedeschi e francesi. La sua direzione è stata sufficientemente mossa e vivace, molto attenta agli equilibri d’ insieme e caratterizzata da una bella carica teatrale, con i pezzi d’ insieme coordinati in maniera lucida e attenta e un suono orchestrale limpido e ricco di sfumature, realizzato assai bene da un’ orchestra in buono stato di forma. Gli accompagnamenti alle arie sono risultati precisi e molto equilibrati nel respiro, senza che le voci si trovassero mai in difficoltà. In sintesi, un direttore preparato e interprete interessante, sicuramente da riascoltare in questo repertorio nel quale sembra trovarsi a suo agio dal punto di vista interpretativo.
Pur con i cambiamenti a cui avevo accennato, la compagnia di canto ha conservato le sue caratteristiche di ensemble giovane e ricco di freschezza, guidato dall’ esperienza di una vera personalità teatrale come quella di Enzo Capuano. Il basso italiano ha offerto un magnifico esempio di teatralità consumata e di gestione intelligente della voce, fraseggiando con uno spirito e un’ arguzia ancora una volta irresistibili. Ne risulta un Don Magnifico giustamente borioso e magniloquente ma del tutto privo di volgarità, vero mattatore per carisma e perizia di attore esperto. Il nuovo interprete del ruolo di Don Ramiro era il giovane tenore texano Juan José de León, che ha messo in mostra una voce di bel colore e un registro acuto buono per risonanza e squillio ma anche, purtroppo, diverse incertezze per quanto riguarda l’ intonazione, decisamente da rivedere. Molto migliorato sul piano vocale, al contrario, è apparso André Morsch, il giovane baritono tedesco che impersonava Dandini. La voce è apparsa maturata dal punto di vista della risonanza e del controllo delle agilità e anche il fraseggio si è fatto più sicuro e scaltrito. Se continuerà a progredire, Morsch potrebbe diventare un interprete interessante nel repertorio mozartiano.. Graziose e divertenti le due sorellastre Colrinda e Tisbe, che erano Catriona Smith e il giovanissimo mezzosoprano islandese Karin Torbjörnsdóttir, allieva dell’ Opernstudio. Come sempre professionalmente impeccabile la prova di Motti Kaston anche se la tessitura di Alidoro si adatta assai poco alla sua voce.
Ho lasciato di nuovo per ultima la descrizione della protagonista, che era ancora Diana Haller. La giovane cantante croata si merita di nuovo gli elogi che le rivolsi dopo la prima, confermando ulteriormente tutte le impressioni positive che avevo avuto. Una Cenerentola davvero squisita e da interprete di alto livello per la luminosità di un timbro messo in rilievo da un controllo tecnico eccellente, per la nettezza e la precisione della coloratura e per il languore espressivo nei momenti patetici. Dopo questa recita, posso confermare una volta di più che Diana Haller è senza alcun dubbio una delle giovani cantanti piú dotate del momento e che sta progressivamente acquisendo una maturità artistica e vocale assolutamente in linea con la serietà dell’ atteggiamento con cui affronta la professione. Gli appassionati di Stuttgart considerano questa giovane artista come una vera speranza del teatro lirico e si aspettano belle cose da lei. Secondo me, Diana Haller non deluderà le aspettative e il grande successo ottenuto in questa ripresa, insieme a tutto il cast, rafforza ulteriormente le mie convinzioni al riguardo.
Gianguido Mussomeli