Tristan und Isolde. Wagner. Firenze

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77° Maggio Musicale Fiorentino, 7 maggio 2014 Tristan und Isolde. Azione in tre atti Musica e libretto di Richard Wagner   Dopo 15 anni torna al Maggio Musicale Fiorentino questo capolavoro di Richard Wagner, in un nuovo allestimento opera di Stefano Poda. Una realizzazione che rivela coraggio e volontà di superare le enormi difficoltà che questo prestigioso festival musicale ha incontrato in questi ultimi anni. Con questa edizione del Tristan und Isolde sembra, per un attimo, che la drammatica crisi finanziaria con conseguente riduzione di personale e di iniziative stia scomparendo. Il Commissario straordinario Bianchi ha dimostrato che il Maggio può e deve sopravvivere donando ancora alla città e alla nazione i capolavori musicali per cui si è universalmente distinto.

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Tristan und Isolde è un lavoro che, ispirato dal poema Tristan di Gottfried von Strassburg,  Wagner compone a partire dall’agosto 1857 e lo termina a Venezia due anni più tardi. Solo però grazie all’intervento del re Ludwig II di Baviera, potè essere rappresentata a Monaco nel giugno 1865, dieci anni più tardi. Opera con una musica decisamente moderna per lo stesso Wagner, che ben si sposa con la regia molto originale ideata da Stefano Poda, pur con alcuni limiti. Il giovane regista nelle sue note riassume così la sua visione di Tristan und Isolde: … un viaggio dell’anima dai continui ritorni, ciclico, attraverso paesaggi presagiti o avvistati da nebbia lontana. Lo spazio per contenerli, la scena, è una stanza della memoria: un ambiente primitivo e corroso, vuoto ma al tempo stesso carico di vita … Il dramma non è una storia d’amore, bensì la parabola di due solitudini dannate all’impossibilità di unirsi: insieme toccano culmini ed abissi, da regni della notte a spazi della luce, eppure lo sviluppo individuale non può mai coincidere e fondersi nell’altro. In questa visione la storia di Tristan und Isolde è un dramma della vita e della fatalità che scorre inesorabile continuamente, come il perpetuo calare dall’alto della sabbia in un’ideale clessidra. La scena è pressoché unica. Nel primo atto una grande piattaforma praticabile sospesa in aria, che si alza ed abbassa nel corso della rappresentazione, rappresenta la nave che porta Isolde in Cornovaglia. Efficace nel suo dondolio a portare lo spettatore su un ponte immaginario. La scena, come in tutti i tre atti, è cosparsa della sabbia di una spiaggia immaginaria creata dalla sabbia del tempo, in cui sprofondano i personaggi trasfigurati dalle luci in questi ambienti primitivi, sobri e “rugginosi”. Nel secondo atto scompare la piattaforma e personaggi bianchi e neri – simbolo del giorno e della notte che passano testimoni dell’amore dei due protagonisti – si muovono lentamente in scena, uscendo da botole e da fondali aperti, in flemmatici rituali, in cui compaiono misteriosi doppi, alter ego adulti e bambini dei personaggi principali, spesso non riuscendo a distinguere esattamente chi siano e cosa facciano e perché sono lì. Il terzo atto infine vede la spiaggia di Kareol, evocata dal regista nei due atti precedenti, come presagio della drammatica conclusione. La sabbia del tempo continua a scorrere in una spiaggia piena di corpi alla deriva. Indubbiamente un allestimento elegante e raffinato, in cui Poda sceglie di far recitare la luce al posto dei cantanti, che conservano una costante staticità. La luce appunto diventa fondamentale, dove i singoli e le masse sono pressoché immobili. Poda c’è riuscito. Indubbiamente nella scelta delle luci ha prevalso la visione dello stesso Tristan che si definisce consacrato alla notte, e pertanto le luci sono spesso fosche e tenebrose, ma rivelano una perizia notevole per gli effetti efficaci che riescono a dare. Luci ed ombre perciò anche in questa regia che difetta di un certo immobilismo e di una certa ripetitività, nonché alcuni elementi validi ma di difficile lettura.

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Certamente il vero protagonista della serata è stato il maestro Zubin Metha. Il grande direttore d’orchestra indiano, da anni ormai Direttore onorario a vita del Maggio Musicale, riesce sempre ad incantare.

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La lettura che Metha riesce a dare è molto romantica e nel contempo contemplativa. Già dal primo atto è attento a sottolineare i momenti in cui l’amore dei protagonisti nasce e si sviluppa. L’eleganza e la precisione della sua direzione rivelano la dimestichezza del maestro per la partitura wagneriana. Metha è riuscito a dare anima all’Orchestra del Maggio nel sostenere il canto dei deboli protagonisti. Fino alla fine il maestro ha dimostrato una fermezza nel dar vita ad una partitura che si è resa memorabile.

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Nel cast nessuna voce ha eccelso, anzi ci è sembrato un cast sotto tono rispetto alla regia e alla direzione.

Lioba Braun è stata una discreta Isolde, non sempre omogenea e con voce non particolarmente incisiva. Partita debolmente, si riprende nel secondo atto per poi concludere degnamente il finale in cui viene avvolta dalla luce. Notevoli sono i suoi gravi molto profondi. Torsten Kerl in Tristan, come la Braun non ha dato prova di incisività vocale, ma in più parti si dimostrato fragile soprattutto nel primo atto.

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Certamente in seguito ha ripreso autorevolezza canora, per riuscire egregiamente a muoversi nelle pagine difficili del finale soprattutto nel lunghissimo monologo del terzo atto. Julia Rutigliano ricopre più che discretamente il ruolo dell’ancella Brangäne, la voce chiara e limpida fanno da contrasto con la voce di Isolde in un bel connubio.

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Stephen Milling è un Re Mark che possiede una voce di basso profondo davvero possente e robusta. Difficoltà nel fraseggio e nel registro acuto sono gli scogli incontrati nella serata, anche se il suo personaggio è reso con efficacia. Juha Uusitalo in Kurwenal ha dato prova di buona voce wagneriana ben supportata. Non eccellente nel fraseggio riesce però a dare un personaggio convincente. Efficaci i comprimari: il Melot di Kurt Azesberger, il Pastore e il Marinaio di Gregory Warren, il Pilota di Italo Proferisce. Valido il coro del Maggio diretto dal maestro Lorenzo Fratini. Teatro pieno ma non troppo, pubblico concentrato soprattutto sul maestro Metha che ha raccolti ampi applausi e ovazioni. Apprezzata la regia con qualche riserva e applauditi senza troppo entusiasmo in fine anche i cantanti.

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Tristan                                   Torsten Kerl Isolde                                    Lioba Braun Kurwenal                              Juha Uusitalo König Marke                                    Stephen Milling Brangäne                              Julia Rutigliano Melot                                    Kurt Azesberger Ein Hirt / Ein Junger Seemann                             Gregory Warren Ein Steuermann                                                      Italo Proferisce Direttore                                                                  Zubin Mehta Regia, Scene, Costumi, Luci, Coreografia          Stefano Poda Maestro del Coro                                                    Lorenzo Fratini   Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino  

Mirko Bertolini