Milano, Teatro Alla Scala. 16/02/2014
Lucia di Lammermoor, Gaetano Donizetti
Dramma tragico in due parti e tre atti
Libretto di Salvatore Cammarano
Grande successo per Jessica Pratt nella Lucia di Lammermoor andata in scena al teatro alla Scala di Milano.
Il soprano australiano, grazie alla sua ottima tecnica, è riuscita a rendere appieno tutte le sfumature del personaggio. Certo le note centrali risultano un po’ deboli ma gli acuti sono di una limpidezza cristallina e non risultano mai striduli, dote questa rara da trovare nei soprani lirico-leggeri. Senza strafare, come spesso accade a molte sue colleghe che affrontano questa parte, ha dato sfoggio a tutte le agilità che possiede unendole ad un’ottima capacità attoriale, per cui si comprende come nella scena della pazzia la Pratt sia riuscita ad emozionare il pubblico che le ha tributato una grande ovazione.
Accanto a lei Piero Pretti ha dato vita ad un ottimo Edgardo, cantando la parte nella tonalità in cui è stata scritta da Donizetti, senza farla abbassare come spesso fanno molti suoi colleghi più famosi. La voce è pulita e mai forzata, soprattutto nelle note alte e negli acuti. Buona prova anche da un punto di vista scenico.
Nel ruolo di Enrico Massimo Cavalleti ha dato sfoggio alla sua voce. Una voce bella e piena a cui si addicono ruoli baritonali più verdiani, qui avrebbe dovuto contenere di più l’impeto, comunque si dimostra come uno dei migliori giovani baritoni che ci siano in questo momento, a cui si prospetta un roseo futuro.
Sergey Artamonov, come Raimondo non è stato molto convincente, mentre la riapertura del taglio e l’esecuzione integrale del concertato che conclude il secondo atto non ha giovato a Barbara Di Castri nel ruolo di Lisa. Completavano il cast Arturo di Juan Francisco Gatell e Normanno di Massimiliano Chiarolla.
La direzione di Pier Giorgio Morandi non è stata eccelsa ma ordinaria, cercando di trovare una via di mezzo per venire incontro alle esigenze dei vari cantanti, senza infamia ne lode, certo che in un teatro come quello della Scala ci si aspetterebbe di meglio. Buona prova del coro preparato da Bruno Casoni.
Non si capisce come mai il teatro milanese abbia dovuto affittare una produzione, firmata da Mary Zimmerman, dal Metropolitan di New York, quando avrebbe potuto benissimo riprenderne una propria.
Questa messa in scena, tipicamente americana, trasporta la storia dalla cupa terra di Scozia all’America di “Via col vento”, trasformando le rivalità fra clan in una contesa fra sudisti e nordisti. Vi sono in più delle trovate macchiettistiche, come le apparizioni dei fantasmi o l’arrivo del dottore durante il vaneggiamento di Lucia, che poco hanno a che vedere con le torbida vicenda narrata.
Di contro di effetto sono le scene di Daniel Ostling soprattutto quelle che mostrano paesaggi aperti come il primo atto, di grande impatto visivo, grazie anche alle luci di T.J. Gerckens.
Enrico Massimo Cavalletti
Lucia Jessica Pratt
Edgardo Piero Pretti
Arturo Juan Francisco Gatell
Raimondo Sergey Artamonov
Alisa Barbara Di Castri
Normanno Massimiliano Chiarolla
Direttore Pier Giorgio Morandi
Regia Mary Zimmerman
Scene Daniel Ostling
Costumi Mara Blumenfeld
Luci T.J. Gerckens
Coreografia Daniel Pelzig
Orchestra e Coro del Teatro Alla Scala
Produzione Metropolitan Opera House, New York
Domenico Gatto