La valida stagione del Coccia mette in cartellone The Beggar’s Opera nella nuova versione di Ian Burton e di Robert Carsen che firma anche la regia ed insieme a Peter Van Praet anche le luci. La storia è quella che tutti conosciamo per aver più volte sentito l’Opera da 3 soldi di Brecht; l’attuale versione ha chiari riferimenti alla situazione contemporanea europea e mondiale e non lesina denunce e feroci parallelismi tra l’attuale società dei capitali e delle multinazionali e politica con i delinquenti comuni che si esprimono con parolacce, strisce di coca, sesso a gogò e tradimento di tutti i principi di equità e moralità. Lo stesso Carsen nelle note di regia descrive l’impianto centrale dell’opera “ Con un’osservazione affilata come il rasoio, uno dei personaggi dice all’inizio del terzo atto ‘i leoni,i lupi e gli avvoltoi non vivono insieme in branchi, frotte o greggi. Di tutti gli animali da preda, l’uomo è l’unico socievole. Ognuno di noi preda il suo vicino, eppure ci raduniamo insieme’; a questo punto mi vien da aggiungere una citazione del testo detta prima da Mr Peachum e ripetuta poi da Lockit “ cosa ci guadagno io?” ponendo l’interesse individuale del singolo al di sopra di tutto e tutti: società, collettività, moralità, umanità, accettazione, soccorso, rispetto, amore.
In genere amo la sintesi, ma in questo caso mi sono trovato di fronte a qualcosa di inatteso, quanto accettato e gradito, che mi costringe a dettagliare più di quanto sia il mio solito!
L’opera in realtà è una ballata satirica, un musical, con rimandi operistici ed impianto registico e scenografico originale e molto pertinente. Arrivati in teatro ci si trova davanti alla scena aperta con sul fondo un muro di scatoloni ed in basso un clochard che beve, si copre maldestramente con un residuo di coperta ed il cartone è il suo giaciglio. Sulla sinistra del palco un accatastamento di cartoni non fa immaginare che di li a poco sarà la location nientemeno che dell’Ensemble Les Arts Florissants con i suoi elementi veramente ‘conciati’ da derelitti. Da qui parte la narrazione musicale con l’ideazione musicale di William Christie che ha mantenuto inalterato il sapore di ballata e di tradizione settecentesca su cui si è appoggiato il canto con intonazione contemporanea, sortendo un effetto geniale.
Un cenno agli artisti è doveroso, ma il plauso va veramente a tutti i ballerini, cantanti, acrobati e attori (tutte attività racchiuse singolarmente in quasi tutti gli interpreti): Mr Peachum è il corpulento Robert Burt che anche grazie alla sua stazza risulta un perfetto imbroglione che tira le fila della malavita con contatti altolocati, così come Lockit – Kraig Thornber- che con ottima attorialità racconta appunto di come utilizzi le sue conoscenze politiche ed amministrative per condurre i suoi loschi traffici. Mrs. Peachum / Diana Trapes sono interpretate abilissimamente da Beverly Klein che trasmette tutta la perversione divertita di chi vive ai margini, godendosela però con sesso, alcool e perché no…anche droga! La falsa ingenua Polly è interpretata dalla disinvolta Kate Batter amica ed antagonista in amore dell’incinta e spregiudicata Lucy Lockit – Olivia Brereton; le due donne, come molte altre sono innamorate di Macheath cui da vita il giovane atletico e brillante Benjamin Purkiss ed ironia della sorte contenuta nel cognome stesso dell’attore, tutte le donne lo vogliono baciare…e non solo ed anche sul palco viene simulato ben di più ! Questi è un farabutto che non si accontenta di una moglie, anzi due, che non caccia solo perché lo eccitano, ma deve far sesso con molte donne. Per una serie di intrighi ed accordi clandestini Mac finisce definitivamente in galera con l’ordine di esecuzione. Già sul patibolo ed accarezzato su tutto il corpo dalle due mogli, l’esecuzione viene interrotta come un fulmine a ciel sereno dalle scorribande (una delle tante coinvolgenti intrusioni tra la platea) di uomini che alla fine corrono sul palco ad annunciare che il governo è caduto e la Prima Ministra si è dimessa… maledetta Brexit!! Mac da condannato a morte per truffe, inganni e furti viene nominato immediatamente Ministro della Giustizia che libera se stesso dalla condanna e poi uno ad uno tra i suoi compari malfattori nomina il ministro del Delitto Economico, il segretario alla Disoccupazione, ed alla fine (ironia e satira che rispecchia tristemente la realtà contemporanea….) a Filch verrà dato “un posticino senza importanza, tipo…Ministro dei Beni Culturali” esprimendo che il grande unico insostituibile valore della Cultura non serve più in una società dove la trasparenza e la visione globale non esistono più, sopraffatti dalla necessità di apparire ed arrivare a posti di potere anche senza cultura, conoscenza, esperienza e capacità! L’ironia è ‘cosa per persone intelligenti’: qui straborda con necessità espressiva e desiderio inarrestabile ed irrefrenabile di dire quello che si pensa. Con la musica ed un testo aggiornato si racconta che dal 1728 ad oggi ben poche cose sono cambiate e questo perché ogni uomo si sente più astuto del proprio vicino e quindi tenta di sopraffarlo con l’inganno e la voracità del lupo sotto le mentite spoglie dell’agnello ! La tentazione di perdersi in ulteriori commenti sulla società sarebbe forte, ma l’arresa consapevolezza che se l’uomo non è cambiato nei secoli, non cambierà mai, fa si che a malincuore e con sentimenti repressi ed inespressi, qui si chiuda il mio commento al capolavoro –Bibbia per benpensanti contemporanei- The Beggar’s Opera!
La Musica vince sempre
Renzo Bellardone.